A come Amore/Ansia
Non è semplice iniziare con una dicotomia formata da due parole perfettamente inflazionate.
Lo faccio solo aggrappandomi alla convinzione che negli stereotipi qualche volta si nascondono realtà esatte:
Allora iniziamo: un figlio ti inonda la vita di amore.
L’unico modo per provare a spiegare l’arrivo di un figlio, tanto è enorme quello che realmente rappresenta, è utilizzare una analogia rimpicciolente: è come se, a un tratto, aprissimo gli occhi e scoprissimo l’esistenza di un nuovo tipo di luce; una luce che modifica prospettive, colori, grandezze ed è in grado di cambiare l’esistenza tutta portandola a un livello superiore.
L’ombra lasciata da questa luce però è altrettanto potente: densa, inquietante, feroce.
Perché una volta conosciuta la bellezza, difenderla diventa la ragione primaria di ogni vita che abbia senso di essere vissuta.
Essere genitore è un immenso privilegio che comporta con sé responsabilità che non potranno, e soprattutto non dovranno, in alcun modo essere delegate. Che poi è esattamente quello che significa essere adulti.
Si può sintetizzare il tutto affermando che il numero delle volte in cui ci si sveglia in preda all’ansia durante una notte per controllare il respiro esilissimo di un neonato è proporzionale alla felicità che può scaturire, ogni singola volta, dal riuscire a sentirlo e riconoscerlo.
Strana cosa che per esser fatta richiede di bloccare il proprio di respiro.
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