L come Lamentazioni

Luciano De Crescenzo, nel suo intelligentissimo ed esilarante “i presocratici”, nel descrivere il metodo maieutico socratico (ovvero quell’insieme di battute taglienti e domande col quale il filosofo aiutava a “partorire la verità” ai suoi interlocutori) si concentra non sul solo Socrate ma anche sui passanti dell’agorà ateniese che, vedendolo da lontano, cambiavano velocemente strada per non incorrere nella sua eccezionale ma noiosissima dialettica.
Ecco, il rischio che corrono tutte le persone con figli è questo: che i loro amici e conoscenti vedendoli da lontano svicolino, magari rischiando l’osso del collo sotto un tram o dentro un tombino scoperto, pur di non essere ammorbati con l’infinito elenco di lamentazioni che i neogenitori riverserebbero su di loro.
Facciamo una piccola riflessione con tanto di punto elenco?
– È vero, passare da otto a due ore di sonno a notte è una cosa che può provocare qualche lieve controindicazione inclusi colpi di sonno alla guida, delazioni alla Stasi e fughe notturne in Messico;
– è vero, essere completamente responsabile di una creaturina indifesa riempie definitivamente la vita di preoccupazioni e mille cose da fare improcrastinabilmente;
– è vero, un genitore spende, a livello economico, in un giorno quello che prima spendeva in due mesi;
– è vero, il quantitativo di tempo da autodedicarsi si riduce al lumicino.
Detto questo è vero pure che nessuno ha mai puntato pistole alla tempia per costringere il proprio prossimo ad avere figli; come è altrettanto vero che i figli riempiono la vita di senso, bellezza e una quantità pressoché infinita di felicità.
Allora perché riversare il pacchetto completo di angosce e rotture di biglie sul proprio prossimo evitando accuratamente di raccontare quanta felicità regali questa esperienza?
Se poi si aggiungono anche un paio di domande su come se la passino i nostri interlocutori si potrebbe perfino passare per delle persone normali.
Perché è il caso di fermarsi un momento a mettere a fuoco i propri momenti di gioia: una pratica che aiuta non solo ad affrontare meglio le difficoltà ma ci rende, sotto ogni punto di vista, delle persone migliori, più in grado di vivere pienamente la propria vita e, in fin dei conti, più felici.
Così, tanto per non fare la fine del buon Socrate.
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