N come Nonni

Ogni genitore, anche quello che s’è fatto affrescare il faccione della Montessori sul soffitto della stanza da letto e tatuare un Ivan Illich sorridente sull’adduttore, a un certo punto, di fronte al capriccio più terribile o giunto alla trentaduesima ora senza dormire, comincia a immaginare educazioni all’antica fantasticando sulla magnificenza di soluzioni rigidissime e dittatoriali.
Così, mentre il proprio pargolo urla come la sirena di un’ambulanza belga, contro ogni volontà lucida, si torna con la mente all’educazione ricevuta dai nostri genitori.
E la si giustifica per intero!
Si inizia con il più classico degli “a letto senza cena”, propinatoci in ogni salsa e momento per, in un attimo, planare sui limiti nell’uso del telefono (c’è stata un’epoca in cui si potevano acquistare dei lucchetti per il telefono. Giusto qualche anno prima della nascita degli apple store), sui divieti di uscire e sui broccoletti anticapriccio lasciati ad aspettarci per una serie infinita di pasti consecutivi.
Poi ci si spinge ancora un pochino più in là e subito rivediamo i nostri genitori, giovani, incazzati e nerborutissimi, aspettarci dietro la porta di casa per un ritardo di dieci minuti o per un pantaloncino infangato.
Da qui in avanti è un delirio di entusiasmi e tifo da stadio, ormai completamente dimentichi che le vittime di quei castighi eravamo noi, ci ritroviamo a eccitarci per ceffoni immotivati, rimproveri a tavola con successivo spegnimento della tv e richieste perentorie di ringraziamento nei confronti di lontani biscugini che ci avevano regalato una caramella mezzo sciolta.
Poi, in estasi mistica à la santa Teresa d’Avila, ci appare davanti agli occhi, trasportata da un trionfo di puttini di berniniana memoria, quella temibile, materna, ciabatta in legno appositamente costruita per atterrare a metà strada tra trapezio e deltoide.
Bella come un desiderio cullato per tanto tempo e visto avverare in una tiepida notte di fine estate.
Sull’onda di questi ricordi prendiamo il pargolo, lo avvolgiamo in uno sciarpone da sci e lo portiamo dai nonni per qualche ora di disciplina.
Ore alla fine delle quali sarà felicissimo di ritrovarsi tra le più giovani e diplomatiche braccia genitoriali.
Dopo due ore di timori per una punizione eccessiva si va a riprendere il bambino e lo si ritrova, nonostante abbia tre mesi di vita, a fare un bagno all’interno di un composto di latte d’asina e Nesquik, intento a picchiare ritmicamente un grosso cucchiaio in legno sulla testa dei nonni i quali, ormai totalmente rincoglioniti dal trauma cranico e dalla felicità, cercano a più riprese di offrirgli tutti i dolci che sono riusciti a trovare nell’alimentari sotto casa gestito da Robertino il ladrùn.
Da una colomba pasquale ricoperta di stalagmiti di cioccolato bianco fino a struffoli, pandori contenenti sette panetti di burro, nutelle gran riserva, uova di Pasqua con sorprese al cacao, torte sacher, mostaccioli, cannoli, carbone di zucchero e dei biscotti integrali attraverso i quali cercheranno di convincervi che sono dolci sani, che non fanno male a nessuno.
Vi ci vorranno tre settimane per riconvincere vostro figlio che l’allattamento al seno non contempla possibilità di correzione attraverso sambuca, cioccolato, sciroppo alla fragola o zabov.
Come diceva Sam Levenson: “nonni e nipoti vanno tanto d’accordo perché hanno un nemico in comune”.





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