P come Pressioni

La pressione sociale, si sa, è stata forte in ogni epoca; nella nostra si parte col salire sulla sedia per dire la poesia a quattro anni e si finisce, alla dimissione dell’ospedale col pupo in carrozzina, per incontrare i propri parenti e amici che chiedono quando verrà messo in cantiere il prossimo figlio.

Ora, lungi dal voler fare analisi socioculturali serie, che non ci interessano e che non saremmo in grado di affrontare, ci limitiamo a iniziare con un percorso di debunking delle domande e situazioni maggiormente diffuse che nascondono pressioni e giudizi non richiesti più o meno velati.

Cercheremo, nel nostro piccolissimo, anche di arrivare insieme a dei suggerimenti di contromosse utili e sperimentate.

Iniziamo dalle pressioni più classiche, quelle che arrivano dalla famiglia. Fino a ieri i vostri parenti erano simpaticamente libertari? Ebbene col passare degli anni, pur di avere un nipotino da cullare, sono pronti a sposare ogni dottrina inquietantemente retriva. Così può capitare che vostro nonno, ex staffetta partigiana con nome di battaglia Tuono, ubriaco di negramaro e zabov vi insegua per casa tutto sghembo declamandovi il discorso dell’ascensione di Mussolini: “tutte le Nazioni e tutti gli imperi hanno sentito il morso della loro decadenza, quando hanno visto diminuire il numero delle loro nascite. Che cosa è la pace romana di Augusto? La pace romana di Augusto è una facciata brillante, dietro la quale già fermentavano i segni della decadenza”.

Se seminare vostro nonno ubriaco è relativamente facile, il momento in cui avrete bisogno di tutta la vostra forza di spirito sono i pranzi familiari dove può capitare di diventare bersaglio di autentiche gragnuole di domande.

L’unica speranza di uscirne vivi è controbattere con feroci, e prive di tempi morti, domande; senza mai sottovalutare che coi parenti alpha l’attacco è la miglior difesa: “come vanno le emorroidi nonno? Funziona la nuova pasta? Non l’hai più scambiata con quella per la dentiera?”; “Ah ma quindi mio cugino si fa ancora di crack zio? Lo compra sempre da quel gruppo di trapper figli di papà coi nomi pieni di vocali?”; “Ciao cuginetta, ho una capsula che si muove un po’ e me la dovrei far risistemare, hai ancora il numero di quel vecchio dentista col villone a Tagliacozzo che ti attaccò lo scolo?”.

Vedrete come correranno a chiedervi qual è l’ultimo libro che avete letto.

Ma se a questo genere di pressioni si fa il callo abbastanza facilmente si scopre presto che ne esistono di più subdole e difficili da riconoscere: quelle che vengono dai nostri coetanei.

Voi state chiacchierando amabilmente quando a un tratto, dal profondo nulla, qualcuno se ne esce con qualcosa del tipo: “eh certo che mettere al mondo un figlio in un mondo in cui siamo a un passo dall’apocalisse ecologica è veramente una scelta coraggiosa”.

Le domande/affermazioni sibilline di questo genere possono essere anche del tipo“io non farei mai un figlio in questo momento di pandemia/crisi economica/patriarcato dominante/razzismo imperante/disgregazione sociale/svendite da Zara”; oppure “io non farei mai figl* ma sono felicissim* che tu ne abbia un*”.

Lì per lì, complice il clima rilassato e una resistenza alcolica ormai totalmente inclinata da zone rosse e lockdown, ebbri del vostro bicchierino di bacardi breezer al melone non capite quali siano i reali sottotesti ovvero: “non farei mai un figlio in questo mondo di merda e chi li fa è un orrendo egoista”.

Ebbene ci sono persone che, nonostante le ore spese a sfoggiare passione rivoluzionaria e conoscenze enologiche ottenute con centinaia di ore passate di fronte alle carta dei vini, vivono nel terrore di poter smettere di essere il centro del mondo loro e dei rispettivi genitori.

Fortunatamente quasi sempre con una sola domanda li si riduce a una ritirata verso altri e più degni argomenti da viveur dolcemente complicati come loro: “vivi sempre coi tuoi?”;

se questa non funziona provate con: “Qual è secondo te la miglior marca di cibo per animali?”; solo dopo aver parlato entusiasticamente per quattro o cinque minuti delle proprietà nutrizionali di MrMigliorGatt gusto avocado e noci pecan si renderanno conto della vostra intrinseca malvagità;

terza e, per importanza, non ultima opzione: “Sei stato/a più matchato/a dalla madre/padre del tuo/della tua ex su Tinder/Grindr? E il tuo/tua ex ha smesso di matchare i tuoi genitori? E con tua nonna?”

In tutti e tre i casi torneranno prontamente a rispettare le scelte altrui.

O, semplificando, a farsi i cazzi loro e parlare del sapore di sottobosco di certi vini belgi del sud.

Altro importante territorio di pressioni inutili è quello militarmente occupato dai media: dalle tv alle pagine social di quella o quell’altra testata, dalla radio a libri e giornaloni.

Storielle edificanti, chiacchiere con qualcuno che ha vissuto eventi traumatici con grazia e sollievo, orgogliose ripopolazioni di paesini abbandonati e orgogliosi abbandoni di paesini popolati. E poi come gestire le proprie finanze, come addormentare il pupo, come vivere felicemente il rapporto di coppia durante la dentizione del pupo.

Ebbene quando sentite che una piccolissima e recondita parte di voi sta facendo il paragone con i protagonisti di queste storie ricordate che sono tutte raccolte, riscritte e, soprattutto, impostate da gente che è la parte più elitaria e privilegiata della generazione più ricca della storia dell’umanità (o ancora peggio i loro figli cresciuti a botte di metodo steineriano, cocaina e terapista lacaniano; e sia se fattivamente gli articoli in questione li scrivono persone pagate sette euro a pezzo. Credetemi che se ne avessero la possibilità scriverebbero altro).

Praticamente come accettare consigli di economia domestica dalla regina Elisabetta.

Facilissimo gestire tutto se in banca hai il PIL della Croazia e casa e figli te li gestiscono uno stuolo di tate, colf, giardinieri e very cool chauffers. Per capire di cosa stiamo parlando basterebbe pensare che questa gente nel 2020 si profondeva in battutine divertentissime e salaci sul boom di nascite che sarebbe succeduto al lockdown. Risultato: il 2020 è stato l’anno con meno nascite dall’unità d’Italia e a noi viene un po’ il dubbio che si tratti di gente un po’ choosy, per utilizzare il loro linguaggio per idioti, e non particolarmente capace di capire il mondo fuori dai loro quartieri.

Quei quartieri che dividono orgogliosamente coi dentisti possidenti col villone a Tagliacozzo.

Chiuderci in noi stessi e nei nostri piccoli e rassicuranti ghetti infatti è l’unica cosa che non possiamo e non dobbiamo permetterci. Altrimenti ci si ritrova in un mondo di piccole solitudini e adolescenze vissute fino alla consunzione. Unico antidoto possibile? Lo scambiarci esperienze e speranze, costruendo nel modo più pratico a disposizione qualcosa che, anche solo minimamente e localmente, possa creare senso e socialità: la più rivoluzionaria delle azioni possibili.

In altre parole a un mondo pieno di vecchi soli e incattiviti, dai 25 ai 125 anni, ne sarebbe preferibile uno in cui ci si prenda cura, almeno un po’, degli altri; un mondo in cui avere a cuore il bene dei nostri amici, fratelli, figli o cani ci potrebbe rendere un po’ meno cattivi con quelli degli altri.

Escludendo, naturalmente, i momenti in cui ci troveremo a tavola coi parenti.

Lì vale tutto, senza esclusione di colpi alcuna.

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